Potenziale ingannevolezza etichettura formaggi

TAFF: Talkin´about Food Forum

Sei qui: Legislazione Alimentare --> Potenziale ingannevolezza etichettura formaggi

Se desideri rilasciare nuove dichiarazioni, scaricare files, rispondere direttamente agli autori delle dichiarazioni presenti all'interno di questa discussione, dal titolo Potenziale ingannevolezza etichettura formaggi , occorre effettuare il login, previa registrazione al Forum. Per maggiori dettagli puoi consultare la F.A.Q.

Oggetto:

Premesso , ( non sicuro al 100% nel caso diun  ingrediente principale .Latte vaccino ) , che amessa sia l'introduzione da paesi comunitari  che l'importazione (da un numero limitato) di prodotti alimentari qualificati come biologici (Nel rispetto naturalmente delle vigenti disposizioni) .

Premesso quanto sopra , a mio avviso trovo che il riportare in etichetta di formaggi freschi  a pasta filata , la dicitura " provenienti da agricoltura biologica " , quando la materia prima (latte vaccino) e di provenienza quasi esclusiva da altro paese comunitario , possa ingenerare negli acquirenti erronei convicimenti .

Pur ammettendo la liceità e la conformità alla legislazione vigente per i prodotti biologici della materia prima lattea , non vi è il rischio che il consumatore associ  la dizione riportata in etichetta  , come processo produttivo legato iin modo indissolubile nella propria interezza (allevamento compreso)  al luogo ove e ubicata la azienda produttrice del formaggio ?

Che ne pensate ?

Salutoni Robert


replyemailprintdownloadaward

Oggetto: Potenziale ingannevolezza etichettura formaggi
provaprovaprovaprovaprova

Oggetto:

Mi spiace molto che il mio quesito  non abbia avuto alcuna risposta . Forse da profano quale sono della legislazione nazionale e comunitaria in materia di prodotti

biolgici, la risposta  e per  pìù scontata . Se qualcuno può darmi qualche lume , in merito alla problematica da me sollevata .

 

Salutoni Robert .


replyemailprintdownloadaward

Oggetto:

Premetto di non essere un esperto in produzioni biologiche.

Se ho ben capito, il tuo dubbio è questo: se un formaggio fabbricato in Italia utilizza un latte proveniente da allevamenti conformi alla normativa sulle produzioni biologiche, ma non italiani, il fatto che l'etichetta del formaggio evidenzi la sua natura biologica può indurre il consumatore a dare per scontato che, dato che il formaggio è fatto in Italia, anche il latte sia italiano.

Beh, potrebbe essere; d'altra parte, se non sbaglio, la normativa in questione non mi pare entri nel merito circa l'origine geografica degli ingredienti.

Lascio la parola a chi ne sa di più.

saluti

alf


replyemailprintdownloadaward

Oggetto:

Ciao,

link di riferimento: Regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, del 28 giugno 2007, relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici

 

ulteriori info al link: http://europa.eu/legislation_summaries/agriculture/food/f86000_it.htm

 

A presto!


replyemailprintdownloadaward

Oggetto:

ciao,

non conosco in maniera così approfondita il settore del biologico, però credo l'argomento possa essere visto anche alla luce del recente caso di sequestro di pomodoro cinese, automaticamente considerato italiano dal momento che era stato lavorato in italia. Nel caso specifico il tribunale del riesame di salerno ha ritenuto opportuno annullare i sequestri operati dai NAC ritenedo lecita, ai sensi della vigente normativa nazionale e comunitaria, la qualificazione di italiano per un prodotto lavorato in una azienda italiana, in uno stabilimento italiano, sia pure partendo da una materia prima di provenienza estera.

per un approfondimento:  Lotta alle frodi. Alimenti italiani e ingredienti esteri Le materie prime straniere non intaccano l’italianità dei prodotti. Autori: Carlo Correra | Fonte: rivista Alimenti&Bevande | Data: 01/02/2011 

Inoltre credo che l'argomento vada rivisto anche in ottica del recente e controverso d.lgs sulle nuove norme in materia di origine degli ingredienti.

marco


replyemailprintdownloadaward

Oggetto:

Grazie ragazzi .  Mi spiego meglio diciamo che ho la quasi certezza che la maggioranza della materia prima (latte vaccino)  provenga da un altro paese comunitario .  Nel settore biolgico , i prodotti  finiti possono essere introdotti dagli altri paesi U.E. con le opportune certificazioni e credo da un ristretto numero di paesi extracomunitari .

 

Sotto un profilo meramente formale l'etichetta  molto probabilmente non viola nessun disposto della normativa  vigente . Il mio discorso, a prescindere dalla sussistenza  o meno di illeciti penali o amministrativi  e un altro: ,riguarda il fatto che a mio somesso avviso un etichetta del genere , risulta veicolare un messaggio , il quale per il comune acquirente avente medie cognizioni merceologiche risulta quanto meno "Capzioso" 

Un buon 70 % di acquirenti riterrà di trovarsi al cospetto di un  prodotto proveniente da agricoltura biologica , il cui ciclo produttivo  si è svolto interamente nella regione ove ha sede lo stabilimento di preparazione (Ex DPR 54 , attualmente ricadente sotto l'egida del Reg (CE) 853/04 . Lungi da me farmi sostenitore del nuovo D.lgsvo sull'origine della materia prima. Il quale  come gia il suo predecessore del  2004. Con molta probabiità , cadrà sotto la mannaia della U.E   ( E come dice una persona che stimo molto : Arridatece  mago zurlì.

 

Saluti Robert. 


replyemailprintdownloadaward

Oggetto:

capisco benissimo il tuo dubbio e sinceramente una risposta non te la so dare, perchè se non è successo un precedente e la normativa non è sufficiente chiara credo che nel malaugurato caso di un procedimento si sia vittime dell'interpretazione delle norme....

relativamente a casi precedenti, che però non riguardano il biologico, mi sembra di capire che i prodotti comunitari non disciplinati da una normativa nazionale per certi versi vengano equiparati a quelli nazionali. per la serie "se i prodotti effettivamente rispettano le medesime leggi e hanno gli stessi requisiti, perchè un consumatore dovrebbe ritenere che un prodotto italiano sia superiore? se non lo è, non c'è inganno. indi percui che differenza c'è?".

in parole povere mi sembra che questa sia la filosofia, che personalmente non condivido perchè anche solo per una ragione etica o anche solo per simpatia o per far contento tremonti e l'economia italiana o perchè credo nella filosofia della filiera corta credo di avere il diritto come consumatore di scegliermi un prodotto italiano al 100% con materie prime al 100%. il rationale del neo d.lgs sia in fondo un poì questo e sinceramente non sono in totale disaccordo.


replyemailprintdownloadaward

Oggetto:

Ciao a tutti,

prima di tutto vorrei complimentarmi con l'ideatore di questo forum, così utile ed interessante.

Mi occupo di certificazione di prodotti biologici e fino ad ora non mi era mai capitato di sentire che l’agricoltura biologica potesse essere associata dal consumatore ad una filiera di operatori circoscritti nel territorio nazionale…però sicuramente le percezioni del consumatore sono diverse di quelle degli Operatori del settore! Quindi direi che mi pare l’occasione per divulgare un po’ di informazioni utili a sfatare falsi miti!

L'agricoltura biologica è un metodo di produzione che rispetta l'ambiente, il benessere degli animali, esclude l'impiego di Ogm e di sostanze da essi derivati. I prodotti biologici trasformati devono rispettare normative severe che limitano ad una lista ristrettissima (circa una trentina) gli additivi e i coadiuvanti ammessi (nel convenzionale sono ammessi circa 500 additivi!!!). I coloranti ad esempio non sono ammessi e gli aromi sono ammessi solo se naturali. E questo è una caratteristica dei prodotti biologici  di cui, mi pare di aver capito, il consumatore non è a conoscenza...(che peccato!). Per questo motivo sono grande estimatrice dei prodotti biologici trasformati, i quali spesso presentano una lista di ingredienti molto simile a quella di un prodotto artigianale, quindi ingredienti sani, semplici…(oserei dire) quelli che troviamo nelle nostre dispense di casa! E non ho menzionato la qualità delle materie prime, che (e questo generalmente il consumatore lo sa) sono  ottenute senza l'ausilio di pesticidi o di chimica di sintesi, o per quanto riguarda  i prodotti di origine animale escludendo l’impiego degli antibiotici.

Il metodo di produzione biologico è sancito da un regolamento comunitario e pertanto un prodotto biologico italiano è biologico quanto quello tedesco o francese. Esiste  comunque una lista di Paesi extra UE, i cossiddetti Paesi Equivalenti,  dai quali possiamo importare materie prime e prodotti che se biologici, sono considerati alla pari di quelli comunitari.

Un'altra cosa di cui magari il consumatore non si è ancora accorto, è che ora il Regolamento del biologico impone di riportare sull'etichetta del prodotto biologico destinato al consumatore il logo europeo. Nelle immediate vicinanze del logo, è obbligatorio riportare l'indicazione di origine, sotto la forma di "AGRICOLTURA UE", o "AGRICOLTURA NON UE, o "AGRICOLTURA UE/NON UE", a seconda dell'origine delle materie prime che costituiscono il prodotto. Il regolamento dà inoltre la possibilità di circoscrivere l'origine del prodotto sostituendo UE o NON UE con il nome di un Paese, quando tutti gli ingredienti sono coltivati in quel paese. E nella determinazione dell'indicazione di origine c'è una tolleranza di al max il 2%. Cio' significa che se sul prodotto biologico che acquistiamo troviamo l'indicazione AGRICOLTURA ITALIA possiamo stare certi che una quantità che va dal 98% al 100% degli ingredienti di origine agricola  è di provenienza italiana...E ci tengo quindi a sottolineare che questa indicazione rispecchia il luogo di coltivazione o di allevamento e non di confezionamento. Sappiamo, infatti,  che per i prodotti non biologici (ad eccezione dell'olio, del miele, della passata di pomodoro e forse del latte fresco) possiamo scrivere “prodotto italiano” se questo viene trasformato e/o confezionato in Italia partendo da materie prime non italiane. Per questo motivo trovo che il regolamento del biologico sia estremamente all'avanguardia, e che alla luce dei diversi scandali legati al settore alimentare, soddisfi più che mai l'esigenza del consumatore di conoscere l'origine di ciò che sta mangiando!!!

L’unico caso in cui è facoltativo l’utilizzo del logo europeo e dell’indicazione di origine è per i prodotti importati dai suddetti Paesi Equivalenti. Ma stiamo certi che sulle confezioni riportanti il logo abbiamo sicuramente l’informazione sull’origine delle materie prime.

Ora, considerando che siamo in un periodo transitorio di passaggio dal vecchio regolamento  ce 2092/91  (per il quale non vigeva l’obbligo del logo europeo e dell’indicazione di origine) al nuovo regolamento 834/07 che lo sostituisce, non vi preoccupate se sugli scaffali trovate prodotti bio le cui etichette non corrispondono a quanto riportato sopra…è infatti previsto un periodo di tempo per lo smaltimento delle vecchie etichette che termina a luglio del 2012! Quindi fino a quel momento troveremo etichette di prodotti biologici che non rispondono ai requisiti di legge attualmente in vigore.

Per quanto riguarda la legge sull'etichetta di origine obbligatoria per tutti gli alimenti, beh...staremo a vedere che succederà... per chi volesse approfondire su quest’ultimo argomento segnalo il seguente link: http://www.ilfattoalimentare.it/la-legge-sulletichetta-di-origine-bocciata-clamorosamente-da-due-commissari-europei.-basta-con-linganno.html

Ed infine,  per quanto riguarda i prodotti non biologici, il consumatore che vuole garanzie sull’origine puo’ sempre orientarsi verso una DOP!

Scusate se sono stata un po’ prolissa, ma ci tenevo!

Saluti a tutti

Maria


replyemailprintdownloadaward

Oggetto:

Ringrazio Maria per il suo intervento  e per la precisa puntualizzazione  della normativa di settore .  Sono piuttosto perplesso  sul successo del nuovo tentativo di imporre l'origne della materia prima , sia per la precedente ed analoga Legge del 2004 (Di fatto lettera morta) , sia per l'orientamento comunitario   attuale  e nutro forti dubbi che muterà  E nonostante il cantare vittoria  di molti   credo che in caso di applicazione  varebbe unicamente per i produttori italiani e non per gli altri produttori U.E (Abberante sotto u profilo tecnico-giuridico) .

Tornando alle argomentazioni di cui sopra , sono consapevole  che certe garanzie  le può fornire unicamente un prodotto DOP  e non uno Biologico .  Mi riferivo  al messaggio recepito dall'acquirente  di medie cognizioni merceologiche (Il quale non conosce certo queste differenze)  e non tanto legato ad un italianità del prodotto  ma al fatto  (A prescindere dalle normative settoriali)  che il messaggio (Innecepibile sotto un profilo formale e tecnico giuridico) alla maggioranza degli acquirenti  evochera certamente un prodotto proveniente e legato strettamente ad una filiera  ben delimitata territorialmente  (So bene che la nozione di prodotto biologico esula da questi aspetti)  .  In  ogni caso la mia era una considerazione . Anche perchè ritengo (vista l'esperienza nel campo  della vigilanza nel settore della sicurezza alimentare , la quale non è mai disgiunta dalla corretta e trasparente informazione , come confernato dal Reg (CE) 178/02  e dal Reg(CE) 882/04 dovuta ai consumatori) . La quale ha comportato  che in qualche caso   (Sopratutto  a Livello  di ristorazione  collettiva)  ci siamo trovati al cospetto di prodotti  dichiarati prodotti attenendosi alle specifiche regole settoriali (regolari nella grande maggioranza  tranne qualche eccezione)

 

Saluti Roberti

 

 


replyemailprintdownloadaward



Parole chiave (versione beta)

origine, consumatore, materia prima, prodotto, etichetta, prodotto alimentare biologico, ingrediente, latte, produzione, legge, formaggio, prodotto italiano, alimenti, filiera, certificazione, legislazione, pomodoro, sicuramente, animale, conforme, requisiti, confezionamento, quantita, dop, olio oliva, settore agroalimentare, aroma, ristorazione collettiva, formaggio fresco pasta filata, rischio, confezione, regolamento ce n 853 2004, additivi, sicuro, colorante, latte fresco, regolamento ce n 882 2004, elenco ingredienti, bevande, interpretazione, qualita, determinazione, miele, scienze tecnologie alimentari, frode, prodotto dop, livello, additivi coadiuvanti tecnologici, prodotto alimentare, regolamento ce n 178 2002, processo produttivo, sicurezza prodotti alimentari

Discussioni correlate