Tecnologi Alimentari: il Dott. Alfredo Clerici

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Oggetto:
De Simoni: Buongiorno, Dottor Clerici. Incomincio col ringraziarLa, a nome di tutto lo Staff di Talkin'about Food Fourm, per la disponibilità nel concederci quest'intervista. Con Lei inauguriamo un ciclo d'incontri volti a chiarire la professione di Tecnologo Alimentare e le molteplici sfaccettature che la contraddistinguono.
 
La prima domanda che desidererei porLe riguarda, in parte, proprio questa grande flessibilità che caratterizza la nostra Figura Professionale. Lei ha ricoperto, infatti, differenti ruoli all'interno di realtà strutturate del panorama Agroindustriale italiano; rivestendo prima la carica di Responsabile di Produzione ed in seguito di Responsabile Assicurazione Qualità.
 
Alla luce dell'esperienza maturata ed in considerazione delle oggettive differenze e, perché no, divergenze di vedute tra le singole Funzioni Aziendali; come può, secondo Lei, il Tecnologo Alimentare contribuire ad appianare queste diversità che, se non opportunamente governate, possono alla lunga arrivare a ledere la solidità dell'Azienda stessa?
 
Dott. Alfredo Clerici - Tecnologo Alimentare - Consulente in Etichettatura e Presentazione dei Prodotti Alimentari
(fig.1 - Dott. Alfredo Clerici - Tecnologo Alimentare)
Clerici: Non bisogna mai dimenticare che, con buona pace delle belle frasi che abbondano nelle “Politiche della Qualità”, lo scopo primario di un'azienda è realizzare utili. Il TA, qualunque sia il suo ruolo, deve poter essere in grado di motivare “economicamente” le sue iniziative. Tale capacità, peraltro (e purtroppo), non la si apprende sui banchi dell'università, ma soltanto con la pratica e l'esperienza.
 
D: Lei fa parte di una generazione che ha vissuto in prima persona l'introduzione del Sistema Qualità in ambito Agroalimentare. Come è cambiato nel corso di questi anni il concetto di Qualità? Ma soprattutto ritiene che oggi si faccia realmente Qualità nel nostro Paese?
 
C: Da tempo ho abbandonato l'attività “in campo”, quindi non saprei dire se ci siano stati cambiamenti. La mia esperienza in quest'ambito risale alla fine degli anni '90, quando l'industria alimentare si avvicinava per la prima volta ai concetti delle “ISO 9000”. La caratteristica prevalente era quella di una diffusa indifferenza da parte dell'Alta Direzione, alla quale si aggiungeva la nostra scarsa esperienza (tipico il problema dell'eccesso di carta, nel senso di procedure, istruzioni, specifiche, ecc.) La maggior difficoltà era, forse, quella di introdurre il concetto, per allora nuovo, della qualità intesa come soddisfazione del consumatore.
 
Oggi le cose sono cambiate? La domanda dovrebbe essere rivolta ai nostri giovani colleghi. Personalmente, stando a quello che si legge e si ascolta, direi di no (basti vedere ciò che ci tocca digerire a proposito dell'etichettatura d'origine obbligatoria).
 
D: Personalmente, ritengo che uno dei maggiori impedimenti alla crescita della nostra Professione sia imputabile alla natura stessa del tessuto economico italiano, caratterizzato da piccole/medie imprese, che difficilmente hanno la capacità di assorbire figure qualificate come il Tecnologo Alimentare. Il quadro sembrerebbe piuttosto desolante: concetti chiave come Ricerca & Sviluppo e Gestione Qualità nel nostro Paese stentano a crescere. In quest'ottica, quella italiana, sembrerebbe essere una navigazione "a vista", priva di qualsiasi prospettiva sul medio/lungo periodo.
 
Ora, senza scendere in discussioni socio-politiche (non è questa la sede adatta), come potrebbe il nostro Paese emanciparsi in questo senso? Ma soprattutto, come potremmo intervenire a livello di Ordine, per far comprendere agli imprenditori il reale vantaggio di investire sul lungo periodo, dando spazio ai giovani Tecnologi Alimentari?
 
C: Alcuni anni or sono ho partecipato, quale Commissario, ad una sessione di esami per l'ammissione all'Ordine dei TA. Accanto ad una più o meno elevata preparazione didattica, ho dovuto purtroppo notare una diffusa difficoltà nell'affrontare “praticamente” i problemi che venivano sottoposti ai candidati.
Ciò che l'Ordine potrebbe fare (in aggiunta a quello che già fa, forse...) è di favorire in ogni modo (non dico con assunzioni, ovvio, ma con stages e similia) l'ingresso dei nuovi (e non nuovi) TA nel mondo del lavoro. Questo, oltre a consentire ai giovani di “vivere la fabbrica”, permetterebbe alle aziende (magari proprio le medio-piccole che potrebbero, loro pure, trarre giovamento dall'iniziativa) di rendersi conto che, forse, nella loro struttura, manca proprio un TA.
Come ottenere tutto ciò? Beh, non chiedetelo a me.
 
D: Attualmente Lei collabora con un importante gruppo editoriale on-line che, tra i primi, si è occupato della nostra Figura Professionale. Come viene rappresentato, oggi, il Tecnologo Alimentare sui media? Ritiene che goda della giusta visibilità? E soprattutto la Figura che emerge, corrisponde alla realtà? In caso negativo, cosa occorrerebbe fare per colmare queste criticità?
 
C: Il TA, nei media, semplicemente NON viene rappresentato. Di alimentazione, è vero, si parla molto, ma molto male e ciò contribuisce a impoverire la figura dei TA, i quali corrono così il rischio di essere assimilati ai sedicenti esperti che scrivono e parlano di sciocchezze o peggio.
Tanto per fare un esempio, ecco un mio commento inserito giorni or sono in newsfood.com:
 
“Come sanno i lettori di newsfood, uno dei temi ricorrenti dei miei articoli è la necessità di informare correttamente i consumatori. Vorrei, perciò, condividere con loro lo sconforto col quale ho assistito al penoso servizio che Pronto Elisir ha dedicato, ieri 19 giugno 2011, nientemeno che alla SICUREZZA ALIMENTARE. Tutta la mia comprensione al povero dott. Borrello, costretto a rispondere alle a volte imbarazzanti domande del conduttore (per non parlare del filmato). Possibile che simili argomenti debbano essere sempre affrontati con banalità, penosi tentativi di fare dello spirito e, soprattutto, tanta, tanta incompetenza?”
 
Logo di Newsfood.com
(fig.2 - Logo di Newsfood.com - Testata giornalistica on-line)
Cosa occorre fare? Semplice: l'Ordine si faccia sentire! Come? Magari con un bel comunicato (che newsfood.com pubblicherebbe subito) nel quale si stigmatizzi la faciloneria e l'incompetenza con le quali vengono affrontati temi importanti per i consumatori.
Ricordando la celebre frase di Nanni Moretti, io non mi permetto di parlare di neurochirurgia o di astrofisica e perché allora tutti si sentono autorizzati a parlare di alimentazione?
 
D: Lei è iscritto all'Albo dal 2000, anno d'istituzione dell'Ordine dei Tecnologi Alimentari, cosa è cambiato in questi anni da un punto di vista professionale e cosa si aspetta per l'immediato futuro?
 
C: Non ho mai esercitato la libera professione, quindi la mia iscrizione all'Albo è stata motivata (oltre che dall'opportunità unica di utilizzare la sessione speciale) semplicemente dalla soddisfazione di aver raggiunto, dopo anni ed anni di lotte condotte dall'Associazione Laureati (ALSPA, ora ALDAL) per l'ottenimento dell'Albo. 
Rispetto ai tempi in cui distribuivo i miei primi curricula ed ero costretto, durante i colloqui, a spiegare che NON eravamo una sorta di cuochi, penso sia cambiato molto, anche se, come ho già detto, il TA non gode ancora della stima che merita.
Per il futuro mi aspetto (meglio, forse dire mi aspetterei) una più incisiva attività pubblica dell'Ordine.
 
D: Restando in tema di aspettative, cosa pensa dovrebbe fare l'Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari per crescere? Ma soprattutto come possono contribuire i singoli Tecnologi iscritti all'Albo a questo grande Progetto?
 
C: Come ho già detto, l'Ordine (sia nazionale che regionale) deve farsi sentire, sia con i propri iscritti che con il mondo del lavoro e dell'informazione.
 
D: La ringrazio nuovamente per il tempo dedicatoci e spero di leggerLa presto su T.A.F.F.
 
C: Grazie a voi per l'opportunità offertami.

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Oggetto: Tecnologi Alimentari: il Dott. Alfredo Clerici
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