Dibattito: la deriva della Qualità è l'Omologazione

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Oggetto: Dibattito: la deriva della Qualità è l'Omologazione

Provo a partecipare alla interessante discussione, con colpevole ritardo dovuto alla mia sporadica frequentazione del forum.

A mio modo di vedere, dopo 10 anni da consulente e 20 nel settore alimentare, le certificazioni hanno un senso. Così come aveva un senso la cara vecchia ISO9001 (fino alla versione 2008, la 2015 francamente mi lascia perplesso) nel dare una organizzazione alle aziende prima guidate dall'estro individuale, anche le norme GFSI hanno un ruolo formativo nello sviluppo delle aziende, almeno nel primo triennio di applicazione. Purtroppo, man mano che l'Azienda migliora, la stessa certificazione diventa una gara tra Azienda e Auditor: la prima a presentare con fiocchi e nastri ciò che l'auditor si aspetta, il secondo a dover trovare per forza qualcosa da segnalare. D'altronde è il "miglioramento continuo" no? C'è però un limite al miglioramento che può essere economico, di opportunità o di processo/prodotto. A questo punto lo standard dovrebbe fare un passo indietro e concedere all'Azienda la possibilità di avere delle deviazioni (dagli schemi citati nel post originale) non sanate poichè non sanabili, fatta salva la sicurezza alimentare. A titolo di esempio: se la mia azienda è composta da 5 persone, magari il piano di cultura della qualità di BRC non è così fondamentale.

Che la macchina commerciale abbia innescato un circolo virtuoso/vizioso è indubbio: la filiera richiede che tutte le aziende si certifichino. Questo non è un male, a mio modo di vedere, sempre se resta valido quanto detto sopra.

 

La medaglia ha più rovesci, purtroppo:

1)    effettivamente le certificazioni stanno fallendo nel loro scopo principale evitare audit dei clienti dei clienti dei clienti… Questo è il principale problema. Ed è assurdo che è la stessa GDO, creatrice degli standard, a pretendere che il fornitore del fornitore vada in audit presso il fornitore a monte. Tutti certificati GFSI. Questa è purtroppo la prassi.

2)    Ho il timore che fra non molto uscirà qualcosa di ancora più “pesante”. 25 anni fa era la ISO 9001 a distinguere i virtuosi, oggi è scontata o ritenuta inutile (oggi lo, è in realtà). Fra un po’ tutti avranno una GFSI e quindi ci sarà un qualcosa di superiore a far ripartire il giro. Ma avrà un senso?

3)    Le piccole aziende sono in difficoltà. Gli standard GFSI richiedono un impegno in ore di lavoro notevole e male si adattano a piccole realtà di stampo familiare, che però sono costrette a implementare apparati documentali, magari in fretta e furia, per non uscire dal mercato.

4)    Noto purtroppo una enorme variabilità di approccio tra i vari Enti e auditor, fattore che destabilizza le Aziende, magari perfette un anno e “da rifondare” l’anno dopo. (1)

 

Quanto “al bravo auditor”: seppur realmente bravo, anch’egli è schiavo del sistema. Quante volte mi è stato detto “capisco, ma è un requisito e non mi è consentito indicarlo come Non applicabile” (2)

Altrove invece l’auditor eccede: “beh, non è nella norma, ma è scontato che lo si faccia”. (3)

Quindi sì, anche la figura dell’auditor ha un impatto non secondario nel processo di certificazione.

 

Non so se ho interpretato correttamente il dibattito, ma l’argomento mi appassiona e ci ritorno ben volentieri.

 

Note:

(1)   è incredibile, a mio parere, come a seconda dell’Ente (e parlo di leader del mercato) ci siano letture completamente diverse. In particolare il nodo della discordia sono le famigerate linee guida del Participate di BRC. Per alcuni enti sono da considerare come norma, per altri non è consentito dare NC su aspetti citati dalle sole linee guida. Se interessa approfondiamo.

(2)   Esperienza personale. IFS logistic, requisito 5.6, Richiamo e Ritiro. Azienda che effettua solo trasporto di merce proprietà del cliente. Il cliente chiama l’azienda e dice di portare la merce da A a B: ammesso che si possa imbastire una procedura, la prova di richiamo (ma anche di ritiro) è di fatto inutile in quanto la merce non è del soggetto certificato. Una prova di “tracciabilità”, intesa come mantenimento dei dati della merce trasportata mi sembrerebbe più che sufficiente. In ogni caso per me questo è un requisito Non Applicabile.

(3)   Esperienza personale. IFS Food al 2.1.1.2 richiede una Procedura per il controllo della documentazione. Il capitolo analogo di IFS Logistic (2.4) non chiede espressamente la presenza di questa procedura. Ora, convengo che possa essere un errore e che la procedura sia opportuna, ma se l’auditor si attiene alla check list per eccesso (vedi nota uno), allora pretenderei che si attenesse anche per difetto e quindi non sanzionando come NC la mancanza della procedura.



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Parole chiave (versione beta)

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