Tecnologi Alimentari: la Dott.ssa Serena Pironi

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Oggetto: Tecnologi Alimentari: la Dott.ssa Serena Pironi

 

De Simoni: Dottoressa Pironi, buongiorno. Inizio col darLe il benvenuto da parte di tutto lo Staff di Talkin'about Food Forum all'interno della nostra rubrica TAFF: i Tecnologi Alimentari si raccontano.
 
E' un onore poter intervistare una collega e che tra l'altro ha rivestito una carica istituzionale strategica: Lei é stata, infatti, Presidente dell'Ordine dei Tecnologi Alimentari dell'Emilia Romagna, Toscana, Marche ed Umbria.
 
Proprio in considerazione di ciò, mi piacerebbe partire da un'analisi riguardo alle principali differenze, ammesso che ne esistano, nell'essere oggi Tecnologo Alimentare donna, piuttosto che uomo. E per quanto concerne la carica che ha ricoperto in seno all'Ordine, ritiene che il fatto di essere donna, possa in qualche modo aver comportato differenze?
 
Pironi: Innanzitutto vi ringrazio di avermi contattata e di aver l’onore di poter raccontare in questa sede parte della mia esperienza come TA.
 
In Italia, nonostante la figura di tecnico sia considerata ancora un po’ maschile, la maggior parte delle persone che studiano Scienze e Tecnologie Alimentari sono donne, probabilmente grazie alla propensione e l’attenzione che pongono per l’alimentazione in generale, e lo stesso andamento è presente nell’Ordine dei Tecnologi Alimentari delle Regioni in cui sono stata Presidente.
 
Personalmente ritengo che in alcune mansioni nel Settore Alimentare le donne non vengano ancora accettate, come per esempio la figura di Responsabile Produzione o Acquisti, mentre vengono più sovente ricercate in ruoli inerenti la Qualità, la Certificazione, il Settore Analitico.
 
Ritengo pertanto che ci siano delle diffidenze e reticenze nell’affidare certi ruoli alle donne, in particolare laddove occorra gestire figure maschili. Ho spedito molti CV da quando mi sono laureata in poi e nonostante avessi potuto mostrare esperienza in certi ambiti, ho riscontrato a posteriori che il mio curriculum per certe posizioni non è mai stato aperto.
 
Per quel che concerne la carica di Presidente sicuramente l’essere una donna giovane ha portato a delle differenze, a volte positive a volte negative.
 
In alcuni casi nel presentare la Figura Professionale o nel cercare contatti per ottenere convenzioni o comunque contatti utili per l’attività ordinistica e per i nostri iscritti, ciò può aver portato ad un maggiore ascolto da parte dell’interlocutore.
 
In altri casi invece ha stimolato dubbi e perplessità sull’operato ed alcuni lo hanno considerato come sinonimo di immaturità prima ancora di conoscere realmente la persona che si aveva davanti. Quest’ultimo atteggiamento tra l’altro non è mancato da parte di alcuni iscritti all’interno dello stesso Albo da me presieduto. Ciò mi ha però stimolato ancor più tenacia e coraggio e tanta energia da spendere non solo per il TA, ma per i TA donna.
 
D: Nel corso del Suo mandato, il Consiglio da Lei presieduto ha indetto numerosi incontri di presentazione della Professione di Tecnologo Alimentare; specialmente presso alcuni Atenei sede del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie Alimentari.
 
Che ruolo gioca, secondo Lei, la collaborazione con le Università al fine di far comprendere agli studenti l'importanza dell'iscrizione all'Albo? Ritiene che ad oggi si sia raggiunto un buon grado di collaborazione, oppure crede ci siano ancora margini di miglioramento? In quest'ultima ipotesi, quali sarebbero secondo Lei i punti ove sarebbe utile intervenire?
 
P: Appena entrati in carica abbiamo subito pensato di riallacciare i rapporti con le Università, che erano stati trascurati. Abbiamo ritenuto che l’informazione principale di esistenza della figura professionale fosse naturale e necessaria laddove nascono i laureati in Tecnologie Alimentari ed in primis nelle Sedi in cui sono ubicati gli Esami di Stato. Non esiste un laureato in Legge che non sappia dell’esistenza della figura dell’Avvocato, non esiste un laureato in Scienze Biologiche che non conosca la professione di Biologo, pertanto come mai esistono una miriade di laureati in Scienze e Tecnologie Alimentari che non sanno o ignorano le potenzialità della figura di Tecnologo Alimentare?
 
Così ci siamo fatti un primo esame sulle priorità da seguire ed abbiamo iniziato ad allacciare contatti con i Corsi di Laurea. Nel territorio di nostra appartenenza ce ne sono moltissimi: ogni Ordine Regionale ne avrà al massimo due, mentre il nostro conta sette CDL (Bologna, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Firenze, Pisa, Perugia e fino ad un anno fa c’era anche Ancona), di cui 5 sedi d’Esame di Stato. Pertanto il lavoro iniziale, soprattutto in termini di spostamenti, è stato piuttosto impegnativo.
 
In alcuni casi il contatto con le Università è stato più semplice di quanto potessimo pensare e direi che la collaborazione è stata vissuta in modo positivo anche dagli stessi docenti; in altri casi invece è stato complicato essere accettati ad un primo incontro.
 
Alla fine possiamo dire che siamo riusciti ad effettuare uno o due incontri con gli studenti in ogni Corso di Laurea, abbiamo promosso una sede di Esame di Stato (Perugia), abbiamo partecipato ad alcune riunioni con la classe docente per fornire suggerimenti in merito alle attività didattiche (Firenze) ed in alcune sedi abbiamo persino partecipato ai Career Day (Piacenza, Cesena).
 
Per il futuro c’è ancora margine di miglioramento. Occorre continuare a presidiare questi luoghi in cui si formano i futuri Tecnologi Alimentari, possedere una bacheca dell’Ordine Professionale per favorire la comunicazione, avere almeno un incontro annuale con gli studenti e cooperare nella programmazione didattica con le Facoltà, in quanto l’Ordine rappresenta il mondo del lavoro.
 
D: Resterei ancora un momento in tema di futuri Tecnologi. Svolgendo l'incarico di Membro di Commissione all'Esame di Stato, ho notato alcune carenze diffuse tra i candidati. Tra queste spiccano ad esempio una scarsa predisposizione alla correlazione tra i concetti appresi nel corso del quinquennio universitario ed una forte difficoltà nel mettere in pratica i concetti teorici appresi. Tali lacune sono decisamente meno evidenti (per non dire assenti) nei candidati che hanno svolto una, seppur breve, esperienza lavorativa. Quanto, a Suo avviso, potrebbe essere d'aiuto per i futuri Tecnologi Alimentari l'istituzione di un Tirocinio obbligatorio e soprattutto l'affiancamento ad un Professionista iscritto all'Albo?
 
P: Concordo pianamente con quanto da Lei asserito. Con l’avvio della triennale, seguita dalla specialistica, i contenuti delle materie sembrano essere appresi in modo più superficiale e pare che gli studenti fatichino ad avere un atteggiamento multidisciplinare, che invece è ciò che caratterizza la figura del Tecnologo Alimentare.
 
L’Esame di Stato non è una seconda tesi di laurea, ma è il momento in cui viene valutata la maturità di una persona per entrare come Professionista nel mondo del lavoro, sia alle dipendenze che non. Ciò significa rispettare un Codice Deontologico, dei doveri, dei diritti ed un’etica professionale.
 
Consiglio sempre a chi me lo chiede di effettuare una seppur piccola esperienza di lavoro prima dell’Esame; ciò permette di staccarsi dalla logica universitaria e potersi calare nel mondo reale lavorativo dove vengono richieste determinate tempistiche per la risoluzione di problemi e spirito di adattabilità.
 
Ritengo pertanto molto utili un tirocinio obbligatorio accanto ad un iscritto all’Albo, che conosce la Professione. In alcuni Corsi di Laurea una decina di anni fa era previsto in itinere al percorso di studi e secondo me potrebbe essere veramente utile proporlo per superare l’Esame, un po’ come avviene per altre Figure Professionali.
 
D: Ma veniamo ad un tema che suscita accesi dibattiti e che ci riguarda da molto vicino. Ciclicamente vengono riproposte le richieste d'abolizione degli Albi e degli Ordini Professionali. Fermo restando che gli Ordini abbiano lo scopo primario di regolamentare le Professioni, fissando requisiti minimi essenziali a livello di conoscenze e di competenze, imponendo il rispetto di un Codice Deontologico, etc. non Le pare che nel nostro caso specifico questa necessita' di regolamentazione sia ancora più evidente? Quali reali vantaggi ne trarrebbero i consumatori dall'abolizione del nostro Ordine Professionale? Potrebbero realmente sentirsi rassicurati nel caso la nostra Figura venisse a mancare?
 
P: Sinceramente penso che se venissero realmente aboliti gli Ordini il mercato sarebbe in mano al caos.
 
Non mi riferisco ad Ordini molto grandi e molto potenti, le cui logiche non tangono neanche il nostro Ordine. Mi riferisco proprio alla nostra Professione. Ci sono una miriade di abusivi che si spacciano per Tecnologi, da semplici laureati in Tecnologie Alimentari a peggio ancora semplici diplomati, per non parlare poi di altre figure professionali che “occupano” ruoli che dovrebbero essere di esclusività del TA.
 
Purtroppo essendo un Ordine piccolo, e ciò è proprio per mancanza di coscienza e conoscenza da parte dei laureati di poter accedere ad una Professione fortunatamente regolamentata, la nostra Legge non ci da l’opportunità di aver dei ruoli esclusivi e non potendo vantare una certa massa numerica è anche difficile poter spingere l’Ordine Nazionale a fare proposte forti ai Ministeri.
 
In questi ultimi due anni ci siamo mossi molto come Regionali, ma di forze da spendere e determinazione nel portare avanti le cause ne servono ancora tante. Se venissero aboliti gli Ordini che alla fine sono un network di colleghi ed una sorta di “consorzio di tutela” della Professione, aumenterà sicuramente la superficialità e la proliferazione di cialtroni che si sapranno vendere bene, ma che sono scarsi dal punto di vista tecnico ed etico.
 
Peccato che il nostro mestiere non ha a che fare con bulloni, ma con cibi che vengono mangiati da chiunque. Dovrebbe esser tutelato chi lavora bene e non il qualunquismo. Se gli Ordini cessano di esistere, i professionisti saranno costretti ad essere tutelati probabilmente da specifiche certificazioni e/o da associazioni.
 
D: Personalmente ritengo che la figura del Tecnologo Alimentare non sia più lo sconosciuto di qualche anno fa; regna tuttavia una profonda confusione sulle reali competenze di tale Professionista. Se la sentirebbe di spiegarci chi é il Tecnologo Alimentare e quali peculiarità lo contraddistinguono?
 
P: Il Tecnologo Alimentare è una figura dotata di una straordinaria conoscenza a tutto tondo del Settore Alimentare. Egli conosce in primis Macchine ed Impianti e quindi i processi dei prodotti alimentari (da prodotti agricoli a multingrediente) e gli aspetti chimico-fisici, nutrizionali, merceologici, microbiologici dei prodotti alimentari.
 
Possiede competenze nel tradurre e creare sistemi per fare rispettare Leggi cogenti verticali ed orizzontali di Settore, oltre che delle normative volontarie, quali le varie ISO e gli Standard promossi dalla grande distribuzione.
 
E’ abile nel gestire i programmi produttivi, supervisionare i collaudi dei processi, avendo perfettamente la consapevolezza degli aspetti igienico sanitari e delle caratteristiche tecniche e qualitative delle produzioni.
 
E’ in grado di stipulare capitolati di fornitura e con i clienti, oltre che avere la giusta mentalità e conoscenza per realizzare nuovi prodotti alimentari od ottimizzare quelli già esistenti.
 
Naturalmente per migliorare/standardizzare i prodotti egli conosce e soppesa l’impiego di additivi, aromi, coadiuvanti tecnologi.
 
Gestisce e/o conduce verifiche analitiche dalle materie prime ai prodotti finiti, nonché analisi sensoriali.
 
Da non trascurare è la conoscenza che gli permette la stesura ed il continuo aggiornamento dell’etichettatura dei prodotti.
 
Il TA deve saper comprendere le tecnologie di confezionamento ed i materiali di packaging, fattori che vanno ad influenzare la shelf-life dei prodotti, che la nostra figura spesso è chiamata a gestire e verificare.
 
Il TA inoltre deve essere in grado di comprendere la gestione dei rifiuti, dei reflui, dei sottoprodotti alimentari cercando di farli divenire una risorsa per l’Azienda e, conoscendo i processi, potrà essere chiamato nella squadra che dovrà cercare di rispettare le normative ambientali e trovare soluzioni che impattino meno l’ambiente e che permettano di sprecare meno energie.
 
Non per ultimo è la possibilità del Professionista di saper eseguire relazioni tecniche che vadano ad interpretare dati analitici o che descrivano un determinato processo produttivo, nonché la possibilità di eseguire vere e proprie perizie tecniche.
 
Le attività citate, alcune delle quali mi sarò sicuramente dimenticata di descrivere, possono essere svolte in qualsiasi punto della filiera alimentare: dall’attività che manipola piccole e semplici produzioni, alla GDO o alla ristorazione collettiva.
 
D: E a coloro che, laureati in Scienze e Tecnologie Alimentari ma non iscritti all'Albo, si ostinano a mettere in discussione l'utilità del nostro Ordine, asserendo che non faccia abbastanza per tutelare la nostra Professione cosa si sentirebbe di rispondere? Cos'é l'Ordine Professionale e soprattutto che ruolo gioca per la nostra Professione?
 
P: L’Ordine innanzitutto, come già menzionato prima, è una sorta di controllore pubblico, che deve assicurare che i propri iscritti si aggiornino nella loro professione e rispettino ed operino secondo un Codice Deontologico (una sorta di "disciplinare" tanto per intenderci con parole più semplici) delineato nella Legge Professionale, e deve provvedere alla tutela ed alla promozione della Figura Professionale sul territorio attraverso comunicazione e presidio.
 
E’ un Ente Pubblico e non è un ufficio di collocamento o un ente commerciale o un ente che si occupa di materia fiscale; lo sottolineo perché molti si rivolgono ad esso facendo domande che non rientrano nelle competenze di un Albo.
 
Un altro ruolo importante per tutelare i TA è ovviamente verificare e fermare eventuali abusivi, cioè coloro che svolgono la professione, ma che non sono legittimati a farlo.
 
Perché occorre essere iscritti all’albo? Poiché se fossi un cliente/azienda non avrei garanzia alcuna che la persona sappia fare quel lavoro per cui si sta spacciando con serietà e competenza, che mi stia dando un servizio ad alto contenuto tecnico, che possa porre un timbro riconosciuto in un documento che va ad un cliente o ad un controllore ufficiale, che sia sempre al passo con gli aggiornamenti legislativi e tecnici, e che, soprattutto, abbia l’etica ed il buon gusto di mantenere il segreto professionale (in altre parole non spifferi ad altri e soprattutto a concorrenti ciò che sto realizzando).
 
E’ chiaro che alcuni laureati potrebbero avere capacità personali indiscutibili anche più di un iscritto all’Albo e che non gli interessi far parte di una rete di colleghi con cui confrontarsi; a mio avviso tal atteggiamento è limitante e poco professionale.
 
L’Ordine non fa abbastanza: è una critica che accetterei innanzitutto da un iscritto all’Albo. Se uno non partecipa e non conosce l’Ordine come può dire che non fa e capire i motivi per cui magari è "fermo"? In secondo luogo mi chiederei se chi muove tale critica si sia mai avvicinato al Consiglio ed abbia mai proposto qualcosa o si sia offerto di dare una mano anche solo con suggerimenti costruttivi.
 
Gli appartenenti al Consiglio non sono politici, non sono persone che fanno il mestiere del Consigliere, ma sono Tecnologi volontari, che non percepiscono stipendio alcuno per tale ruolo. Servono energie e tempo e se fossimo decine di migliaia di appartenenti all’albo avremmo avuto le forze necessarie per ottenere tantissimi risultati (dalle esclusività all’insegnamento di più materie nelle scuole e via discorrendo).
 
D: Non é infrequente vedere professionisti (anche affermati) che si fregiano del titolo di Tecnologo Alimentare senza averne i requisiti. Come giudica questa situazione? Pensa che abbia contribuito in qualche modo a creare la disinformazione che regna intorno alla nostra Professione?
 
P: Sicuramente sì. Mi fa sorridere vedere che chi potrebbe fregiarsi del titolo non lo fa (molti fanno l’Esame di Stato e non si iscrivono) e tanti altri, che non lo potrebbero assolutamente usare, lo adorano. La parola Tecnologo affascina, piace un sacco, basti guardare gli annunci di lavoro (“tecnologo della panificazione”, “cuoco tecnologo”, tanto per citarne alcuni).
 
Ma vige ancora un gran caos; molte agenzie interinali usano tale parola in modo improprio, così come molte aziende, per non parlare di personaggi laureati ma con grande esperienza lavorativa, ai quali accusarli di abusivismo è quasi un reato, poiché sembra essergli dovuto o perché talmente potenti che potrebbero permettersi loro di ammonirti.
 
Su queste forme di abusivismo da un lato e di comunicazione massiccia su chi sia realmente il Tecnologo c’è ancora molto da fare da parte degli ordini dei TA.
 
D: Per concludere, passerei alla Sua esperienza professionale: da tempo ha avviato un'attività di consulenza nel settore Agroalimentare. In cosa consiste la Libera Professione per un Tecnologo Alimentare e che consigli si sentirebbe di dare a tutti i colleghi che si accingessero a compiere questo passo?
 
P: Prima di fare la libera professione a mio avviso è bene avere delle esperienze lavorative sul campo, all’interno di aziende. Personalmente ho iniziato dopo la laurea un travagliato percorso che è esordito dapprima nella qualità di una grande azienda di catering, poi in un piccolo laboratorio analitico per poi sfociare nell’ufficio qualità di un pastificio.
 
Per parecchi anni in sostanza ho sostituito la maternità di colleghe in tali aziende. Nella prima realtà ho imparato il lavoro documentale inerente alla certificazione ISO 9001, poi, terminato il contratto a tempo determinato cercai un altro impiego. Dopo aver affrontato colloqui talvolta anche originali ed anche estranei alla mansione alimentare (una volta feci più di 100 km per sentirmi dire che le selezioni per la mansione di Commerciale presso una grande azienda alimentare erano chiuse, ma erano curiosi di capire che cosa faceva un Tecnologo, mentre in un negozio mi dissero che non potevano prendermi perché ero laureata ed avrei cercato un altro lavoro), approdai alcuni mesi in modo completamente gratuito (quindi senza neanche rimborsi spese) c/o una piccola società di consulenza, dove avrei dovuto creare dal nulla la consulenza in materia di HACCP.
 
Non conclusi granché sia perché non avevo esperienza in materia, sia perché al mio ingresso era necessario persino procacciare possibili clienti, che fino a quel momento non esistevano, e, considerando che non mi davano un centesimo, poco dopo riuscii a trovare finalmente un posto in un laboratorio come addetto alle analisi di acque ed alimenti.
 
In questo luogo ho iniziato a fare da consulente per i sistemi di autocontrollo presso esercizi di ristorazione ed avendo una sorta di contratto a progetto aprii la partita IVA ed iniziai l’attività parallela di docente serale presso strutture private.
 
Quando trovai impiego nel Controllo Qualità di un pastificio, decisi di abbandonare l’attività analitica per riuscire finalmente ad entrare e conoscere il mondo produttivo, così rimasi come consulente esterno per il laboratorio (che seguo tutt’ora) e per un anno sostituii la maternità di una collega nel pastificio, con partita IVA.
 
Al suo rientro mi fu proposto un contratto a tempo indeterminato part-time, così da allora continuo le mie due attività, libero professionista presso piccole aziende in materia di HACCP, implementazione dei sistemi certificativi (qualità, BRC, IFS) e formazione in igiene degli alimenti e di impiegata part-time nel Controllo Qualità del pastificio.
 
In ogni luogo in cui ho lavorato ho chiaramente imparato qualcosa, ma soprattutto ho cominciato a capire i tempi aziendali, le priorità, la concretezza e la necessità di risposte immediate ai problemi, attraverso la visione multidisciplinare e la connessione di tutte le materie che abbiamo studiato.
 
A posteriori posso affermare di aver compreso quanto sia importante l’umiltà, il costante impegno ed aggiornamento, il saper interagire con gli altri soprattutto con più funzioni ed usare ogni volta il corretto linguaggio per farsi comprendere, oltre che ad acquisire la capacità di adattarsi rapidamente alle situazioni che si creano.
 
D: La ringrazio di cuore per il tempo dedicatoci e spero di leggerLa presto su Talkin'about Food Forum.
 
P: Grazie mille a voi per avermi contattata e soprattutto ascoltata.

 



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